IL SITO DELL'UFFICIO STAMPA NON UFFICIALE DI MINO REITANO.

giovedì 14 febbraio 2008

191. Ich Bin ein Fugg'n.

FOGGIA - (dal nostro inviato) Ich bin ein Fugg'n.” Io sono un foggiano. Con questa parafrasi di stampo kennediano (a dimostrazione che anche in Italia c’è chi conosce a menadito il pensiero di John Fitzgerald Kennedy e non solo per sommi capi come il bruco capitolino) Mino Reitano fa il suo esordio davanti all’esigente platea elettorale foggiana. Al popolo del Mandarancio di Foggia, accorso in massa nell’accogliente cornice del Teatro Politeama, Mino Reitano riserva un discorso molto articolato, difficilmente riassumibile. Noi ci proviamo, consci del fatto che un discorso del genere avrebbe bisogno di uno spazio maggiore di quello a noi concesso.
L’esordio è molto localistico, Mino arringa la folla ricordando le nobili origini della città, costruita all’interno della pre-esistente complanare da laboriose popolazioni scappate dalla vicina Albania in cerca della possibilità di un riscatto dal regime del sanguinario dittatore comunista Enver Hoxha. Ricorda le difficoltà che i laboriosi albanesi incontrarono per integrarsi con la auctotona Inciviltà Barese. Solo grazie al duro lavoro di generazioni e generazioni di albanesi onesti oggi, finalmente, l’integrazione può dirsi compiuta. Con una grande e grave lacuna però. Mentre tutte le città italiane (medie, piccole e grandi) possono vantarsi di aver dato i natali a qualche grande personaggio storico, a qualche illustre uomo politico o a qualche personalità distintasi nel campo artistico, letterario, musicale financo sportivo, Foggia non ha mai dato i natali a nessuna personalità degna di nota. Niente di niente. Manco un personaggio del Grande Fratello o l’autore di una qualche strage familiare capace di vedersi dedicate almeno due puntate di fila a Porta a Porta. Nulla. Nemmeno un opinionista de L’Italia sul Due. Tabula Rasa. Qualcuno, timidamente, dalla platea prova a suggerire il nome di Renzo Arbore come figlio illustre della propria città ma è subito stoppato da Mino che ricorda “Renzo Arbore per avere uno straccio di visibilità è stato costretto a rinnegare le sue origini foggiane facendo finta di essere napulitano. Sarebbe come se al giorno d’oggi un senegalese, per sentirsi accettato e benvoluto, fingesse di essere tunisino... Io sogno invece un Paese in cui nessuno si vergogni di essere foggiano, un Paese in cui chi viene da Foggia non è discriminato e sentito come alieno dal novero dei Popoli Civili. Un Paese in cui se uno dice ‘Io vengo da Foggia’ non è guardato con sospetto dall’interlocutore mentre l’interlocutore controlla frettolosamente se ha ancora il proprio portafoglio adosso. Un Paese in cui nascere a Foggia o nascere a Segrate non faccia la differenza. Un Paese in cui nessuno, nemmeno i comici, dicano più 'Fugg da Fogg no p Fogg ma pi Fuggen'”. La platea è commossa e percorsa all’unisono da un fremito. E’ il fremito di chi ricorda le tante discriminazioni subite per la propria origine. E’ il fremito di chi ricorda lo scherno letto negli occhi dell’altro al solo pronunciare la parola “Foggia”. E’ il fremito di chi ricorda di aver pateticamente imitato l’accento salentino canticchiando una canzone dei Sud Sound System pur di allontanare da se il sospetto d’esser nato a Foggia... Ma non è il momento dei pianti e dei tristi ricordi, è il momento di guardare al futuro e Mino promette l'istituzione della cosiddetta “Quota Marrone” nel suo futuro Governo ovvero la presenza di almeno un foggiano come ministro e due foggiani come sottosegretari. Conquistata la platea passa a parlare di politica, non prima d’aver controllato, ma si tratta di un gesto istintivo e non voluto, se ha ancora il proprio portafoglio adosso.
Per il popolo di Foggia tira fuori dal cilindro una proposta programmatica di sicuro interesse: la depenalizzazione del reato di plagio e la conseguente eliminazione del cosiddetto diritto d’autore. Un provvedimento questo che, se attuato, potrà consentire di dare libero sfogo alla creatività di tutti: chiunque potrà riscrivere le grandi canzoni del nostro secolo o, perchè no, le grandi sinfonie del passato, senza dover incorrere in noiose accuse di plagio. La proposta ha suscitato grandi entusiasmi e, via fax, è immediatamente giunta l’adesione al Mandarancio di Zucchero Sugar Fornaciari. La depenalizzazione del reato di plagio porterà anche a grandi benefici nel campo della letteratura: si potrà riscrivere Guerra e Pace o Delitto e Castigo o Tre metri sopra il cielo senza dover rendere conto a Tolstoj, Dostojevski o Federico Moccia. Le parole di Mino scuotono e convincono la platea: “Pensate a quanto tutto sarebbe più facile abolendo il reato di plagio: nessuno che sentendo la tua canzone dica: “Bella. Però c’è un giro di basso che mi ricorda un pezzo dei Brokbausen Vonbayern inserito nel lato B di quel loro disco uscito in edizione limitata solo per il mercato vietnamita”... Nessuno che leggendo i tuoi racconti faticosamente scritti dica “Bhe, non è che sia male. Solo che questa storia dell’anziano pescatore cubano che da solo lotta contro un enorme squalo mi ricorda da vicino Fahrenheit 451 di Ray Bradbury”.
Insomma la depenalizzazione del reato di plagio darebbe un grande impulso, soprattutto ai giovani, che tanto spesso vedono le loro ambizioni artistiche frustrate da paragoni eccellenti. Ma sarebbe anche uno stimolo importante per vecchi artisti ormai in disuso che potrebbero riscrivere tranquillamente “Imagine” o “My way” come se fosse farina del loro sacco.
Il discorso passa poi rapidamente a snocciolare i dati di un sondaggio che vede il Mandarancio attestato su una forbice che va dallo 0,2 al 15%. “Ci sono tanti elettori potenziali che ancora non ci conoscono, schiacciati come siamo tra i due candidati maggiori ma noi sappiamo che son le Idee che fanno camminare i Progetti e con le nostre Idee ed il nostro Trattore andremo lontano.”
La sera scende anche su Foggia, scende su Piazza Puglia, sulla complanare, sul monumento a Zdenek Zeman in piazza Pasquale Casillo. La folla sciama verso le proprie case, gli automobilisti si accapigliano ad un incrocio, i piccioni scagazzano la statua equestre del boemo e nulla, nulla, sembra cambiare nell’immobile Foggia. Eppure nell’aria si sente, come se venisse da molto lontano, un leggero sentore di primavera. Ad annusar bene si sente anche un leggero tanfo di munnezza. Ma questa è un altra storia che vi racconteremo nella prossima tappa del tour elettorale del Mandarancio: Napoli.


P.s. "serio": Mi hanno segnalato che Mino non sta benissimo di salute, questo sito non vuole prendere in giro Mino Reitano ma tutto il resto. Forza Mino.

mercoledì 13 febbraio 2008

190. On the Road Again.

MELFI - (dal nostro inviato) Melfi, città operaia, accoglie Mino Reitano come Mosca accolse Lenin di ritorno dall’esilio ginevrino. Festoni addobbano tutto il centro storico e l’arrivo di Mino è un arrivo in parata con la banda musicale di Policoro che apre il corteo che si snoda per tutto il centro abitato fino all’ingresso della fabbrica, fino ai cancelli della Fiat. Per l’occasione gli operai hanno indetto uno sciopero di quattro ore e occupato simbolicamente lo stabilimento. Aspettano qualcuno che dia loro una speranza, un orizzonte, un progetto in cui credere. Mino raccoglie la sfida e non delude, si impossessa del megafono che un vecchio operaio, ingobbito da anni ed anni di duro lavoro, gli porge e subito arringa la folla con un discorso nel quale propone l’interdizione giudiziaria coatta dei fratelli Elkann, la privatizzazione della Fiat ed il ricollocamento di tutte le maestranze operaie come bidelli nelle scuole dell’hinterland.
E’ un Mino Reitano propositivo, come sempre, che parla al cuore ma anche alla ragione degli operai e delle operaie e il suo discorso si articola su due delle questioni più dibattute in questi ultimi tempi: la sicurezza sui posti di lavoro ed i presunti favori arbitrali a vantaggio dell’Ambrosiana Inter. Per quanto riguarda la maggiore sicurezza sui posti di lavoro Mino promette una drastica inversione di rotta e una riduzione significativa degli incidenti sul lavoro, addirittura di un quinto. La proposta è geniale ed allo stesso tempo semplice, nello stile di Mino Reitano e del suo Mandarancio: facendo due conti oggi in Italia si contano circa 1200 morti sul posto di lavoro all’anno. Perchè succede questo? Perchè si lavora cinque giorni alla settimana. Se si riducessero a quattro i giorni lavorativi all’interno della settimana le morti sul lavoro diminuirebbero, come d’incanto, di un quinto. Da 1200 a poco meno di mille. In questo modo ci allineeremo tranquillamente a quello che è lo standard europeo in materia di media morti sul posto di lavoro” senza spendere un solo euro in più in barbosi corsi sulla 626 e senza far spendere ai padroni inutili soldi in attrezzature anti-infortunistiche.
Gli operai applaudono, commossi: finalmente qualcuno che realmente si occupa delle loro angosce con proposte serie e concrete e non con generiche promesse di maggiori ispezioni nei posti di lavoro. Son bravi tutti a promettere maggiori ispezioni nei posti di lavoro.
Girolamo S. (nome di fantasia) ha 63 anni, 35 dei quali passati in fabbrica. Gli occhi luccicano di nuovo di entusiasmo, come ai tempi di Enrico Berlinguer, dice, come ai tempi di Giancarlo Pajetta. Con sicurezza ed un pizzico di malinconia afferma: “Ho votato per il Pci, per il Pds, per i Ds, per l’Ulivo, per l’Asinello, ma ora basta mi sono rotto le scatole di essere preso per i fondelli da Lorsignori, stavolta voto il Mandarancio”. Marisa C., anche lei operaia, ha 43 anni e sembra un fiume in piena, per il Mandarancio ha rinunciato ad un sicuro avvenire nel Partito del Popolo delle Libertà “Io sono una di quelle che ha creduto in Berlusconi, mi sono anche iscritta ad uno dei Circoli della Libertà ed ho fatto rapidamente una certa carriera: in due mesi sono diventata vice-responsabile territoriale agli Enti Locali del Circolo delle Libertà di Rionero in Vulture ma ora dico basta, ora il cavaliere si allea con Fini e scarica noi sostenitori della prima ora: non è giusto, non si fa così ... Io non arrivo alla fine del mese. Stavolta voto il Mandarancio perchè è l’unico partito che propone un alternativa alla status quo.”
Ma Mino Reitano non si limita certo a parlare del pur importante tema della sicurezza sul posto del lavoro. Attacca duro su un tema scomodo: i presunti favori arbitrali a favore dell’Ambrosiana Inter. Premette che a lui l’Inter sta simpatica. Ma la simpatia non può foderare di prosciutto gli occhi. “Il gol di Cambiasso era in fuorigioco: ho le prove. La supermoviola di Aldo Biscardi ha certificato l’errore dell’arbitro. Collina deve dimettersi.” Persino un ragazzo con la sciarpa dei neroazzurri annuisce. Solo un gruppo di facinorosi, probabilmente prezzolati, protesta a margine del palco. Ma Mino va avanti e promette una commissione parlamentare d’inchiesta che verifichi eventuali irregolarità dei milanesi. “La presidenza della commissione sarà affidata a persone al di sopra di ogni sospetto come Carlo Pellegatti o Paolo Brosio.”
Il sole, quello dell’avvenire, comincia a calare su Melfi, città operaia. Si ripiegano le bandiere del Mandarancio, si formano capannelli di operaie ed operai che discuttono sui temi del comizio, si canticchia l’inno del Mandarancio e si fischietta l’Internazionale scambiandosi pareri su questo e su quello. Solo un uomo ha già messo in moto il motore del suo trattore. Solo un uomo ha lo sguardo fuggente. Solo un uomo sta già pensando alla prossima tappa, al prossimo discorso, alla prossima folla a cui donare il fiore raro ed incolto della speranza. Quell’uomo è Mino Reitano e la prossima tappa del lungo viaggio elettorale è una delle città più belle e ricche di capolavori artistici di tutta Italia: Foggia.

P.s. "serio": Mi hanno segnalato che Mino non sta benissimo di salute, questo sito non vuole prendere in giro Mino Reitano ma tutto il resto. Forza Mino.

lunedì 11 febbraio 2008

189. Partiti... Da Roccella Jonica per cambiare l'Italia.

ROCCELLA JONICA. (dal nostro inviato) Prima emozionante tappa della lunga campagna elettorale che porterà Mino Reitano in giro per l’Italia ad offrire agli italiani il suo Mandarancio. Chi parte dalla rassicurante Spello, chi parte dall’evocativa Piazza San Babila, Mino spariglia ancora una volta le carte e parte dal lungomare di Rocella Jonica, splendida perla della sua Calabria dal mare color grigiofumo. Una scelta simbolica, non v’è dubbio, studiata con cura dagli spin doctors di Reitano (una troika composta da Solange, Antonio Lubrano e Sergio Vastano). Partire dal Sud, dal profondo Sud, è un modo per ribadire le proprie radici e le radici del Mandarancio che nel Sud ha la sua roccaforte produttiva. Mino arriva puntualissimo ed emozionato, alle sei meno un quarto, guidando un vecchio trattore a torso nudo. Come promesso. La folla agita bandiere con il simbolo del Mandarancio (un mandarancio) ed inneggia al suo Beniamino (Beniamino è il vero nome di Mino Reitano, cfr. post numero 18. Curiosità). Donne, vecchi, bambini: tutti vogliono toccarlo, stringergli la mano, dare una pacca sulla spalla. Nella ressa qualcuno gli ciula il portafoglio, ma non importa. Oggi è una giornata di festa.
Il palco è allestito su un carrello attaccato al trattore, sembra il giorno della mietitura in quell’Italia profonda, contadina ed anche un pò bigotta alla quale Mino Reitano ed il suo Mandarancio fanno riferimento. All’improvviso parte la musica da uno scassato altoparlante: prima l’inno del movimento, “Italia, di terra bella uguale non ce n’è...” e poi “Let it Be”, un omaggio a dei vecchi amici, i Beatles, con i quali Mino ha diviso i palchi degli esordi (qualcuno dell’entourage aveva diffuso la voce che dovesse arrivare anche Paul MacCartney in persona per questo inizio di campagna elettorale, in realtà il vecchio Macca ha preferito mandare un video-messaggio nel quale sprona il collega a continuare la sua battaglia con lo spirito di sempre.) Finalmente la musica si stoppa e parte il comizio, un comizio vecchi tempi, con Mino Reitano a torso nudo che parla a braccio, interrotto ogni tanto dalle ovazioni del pubblico. Sceglie di giocare in difesa, di non scoprire subito tutte le sue carte e fa un discorso vago in cui parla della necessità di superare gli steccati ideologici per aprirsi all’avversario. Non nomina mai i suoi diretti concorrenti ("Per caso loro mi hanno citato?" - risponderà piccato ad un giornalista che gliene rendeva conto) ma li evoca, a volte con scherno, a volte con rispetto, com’è nello stile del Mandarancio.
"Le proposte programmatiche sono ancora in fase di elaborazione ma era necessario partire, dare un segno, una speranza a quest’Italia." Dirà più tardi al solito giornalista seccante che gli chiedeva il motivo della totale assenza di sostanza e costrutto nel suo discorso.
In realtà, a dispetto del giornalista seccante, una proposta programmatica dal palco di Roccella Jonica Mino la lancia. Ed è una proposta importante, di quelle che lasciano il segno e che scatena da subito l’entusiasmo dei supporters venuti a vederlo fin da San Luca, da Badolato, da Mesoracca: verranno messi fuorilegge i bonghetti. Sarà proibito produrli, venderli e suonarli in tutto il territorio nazionale. Mino si riserva per la fine questo coupe de theatre, questa proposta innovativa che migliorerà se non la qualità della vita quantomeno la qualità del sonno di migliaia di famiglie italiane esasperate dall’emergenza bonghetti. La folla lo acclama, lo benedice, gli fa toccare i figli. Ma Mino con lo sguardo è già lontano, guarda avanti, guarda alla prossima tappa di questo emozionante viaggio: Melfi, in Basilicata, davanti ai cancelli della Fiat. E noi saremo li, a seguirlo, quest’uomo che veramente può cambiare l’Italia.

domenica 10 febbraio 2008

187. La Casta.

Ancora una volta Mino Reitano soprende tutti e mette un pò di pepe in questa fiacca campagna elettorale. Alla precisa domanda “Cosa ne pensa del fenomeno della Casta?”, posta da un giornalista del quotidiano Leggo che lo intervistava per un lungo reportage in edicola domani, il leader politico calabrese ha risposto: “Niente da dire a proposito della Casta. Certo io preferisco un altro genere di bellezza, più formosa e tondeggiante, ma anche la Casta è un bocconcino niente male. Peccato solo che stia con un pesce lesso come Stefano Accorsi."

186. Anche io ballo da solo...

Resistendo alle sirene ed alle lusinghe politiche che in queste ultime ore gli sono state avanzate sia da uomini vicini al Partito Democratico sia da uomini vicini al Partito del Popolo delle Libertà Mino Reitano questa sera ha sgombrato il campo dagli equivoci: “Il Mandarancio si presenterà agli elettori da solo. Chiederò il voto agli italiani sulla base di un programma chiaro e biunivoco, che non lascerà spazio ad interpretazioni, casomai ad intermediazioni. Pur nutrendo grande simpatia personale per gli altri due leader impegnati in questa competizione elettorale io ritengo che votare per l’uno o per l’altro equivalga a votare per il Mandarino o per l’Arancio che poi, ad urne chiuse, troveranno un accordo. Noi bypassiamo questo accordo post-elettorale offrendo agli italiani la possibilità di scegliere, da subito, una sintesi tra il Mandarino e l’Arancio, il Mandarancio appunto.” Il leader calabrese lo ha detto intervenendo a margine della presentazione dell’ultimo libro di Zygmunt Bauman.

185. Si puo fare!

Mentre dagli entourage dei due principali competitors, Veltroni e Berlusconi, non filtrano commenti in merito alla candidatura a premier di Mino Reitano l’outsider calabrese ha reso noti quali saranno i primi passi della sua campagna elettorale.
Risalirò l’Italia partendo dalla mia Calabria fino ad arrivare in Valle D’Aosta. Per il viaggio elettorale utilizzerò un trattore, un vecchio Same del 1972, che guiderò personalmente a torso nudo per le strade del nostro Paese ascoltando quello che la gente reale ha da dirmi. Mi farò portatore delle istanze di restaurazione e di cambiamento che questo paese chiede: ascolterò latifondisti e braccianti agricoli, padroni delle ferrerie ed operai, artigiani e bottegai e da ciascheduno di essi cercherò di trarre quelle lezioni di vita che essi possono impartirmi.” La prima tappa del lungo viaggio elettorale è prevista per domani sera a Rocella Jonica.
Intanto, anche se per una precisa strategia di comunicazione nulla è ancora stato fatto trapelare sul programma ufficiale del Mandarancio, una delle proposte che sicuramente faranno parte del pacchetto di riforme costituzionali che Mino Reitano ha in mente per l’Italia dovrebbe prevedere la trasformazione del sistema legislativo da bicamerale in tricamerale: sarà aggiunto a Senato e Camera un nuovo ramo del Parlamento, il Tinello, e mentre nei tradizionali due rami si continueranno a discuttere i progetti di legge nel Tinello si discuterà delle questioni che realmente stanno a cuore agli italiani, vale a dire di Gossip, di palinsesti televisivi e dell’aumento dei prezzi. Per la Presidenza del Tinello il Mandarancio indicherà un ticket formato da Paolo Del Debbio ed Alfonso Signorini.

184. Nasce "Il Mandarancio".

In una affollata conferenza stampa tenutasi al Motel Agip di Siderno Marina Mino Reitano ha formalmente sciolto le riserve e lanciato il suo nuovo movimento politico che si chiamerà "Il Mandarancio – Popular Reazionari per il Trasformismo Reale". Il simbolo, ca va sans dire, sarà un mandarancio.
"Ho scelto come simbolo il mandarancio" - ha dichiarato Mino Reitano - "perchè il mandarancio è l'ortaggio che più di ogni altro rappresenta il nostro paese. Non certo querce, margherite o rose bianche quanto l'umile mandarancio che è un ibrido tra il mandarino e l'arancio e dunque si adatta facilmente alle situazioni. I mandaranci sono ortaggi facilmente sbucciabili, hanno una polpa dolce, ricca di succo, con semi piccoli o addirittura senza semi e cosi saremo noi: facilmente sbucciabili, con una polpa dolce e ricca di succo e con semi piccoli o addirittura senza semi. Noi, da oggi, offriamo all'Italia un nuovo ortaggio: il mandarancio."
A margine dell'incontro un giornalista, probabilmente un facinoroso di Indymedia o di Repubblica, è stato fatto allontanare dalla security perchè ha fatto notare che il mandarancio non è un ortaggio ma un agrume e di conseguenza un frutto.
"Noto con un certo dispiacere che sono già cominciate le provocazioni." - ha chiosato Mino Reitano in merito allo spiacevole episodio - “Ci attacano su questioni botaniche perchè non possono attaccarci sui contenuti. Ma noi non ci facciamo intimidire noi continuiamo per la nostra strada: la strada del Mandarancio."

sabato 9 febbraio 2008

183. Eia Eia Trallalà.

Il segretario di Forza Nuova Roberto Fiore ha dichiarato che anche il suo Partito sta valutando seriamente l'ipotesi di confluire nel nuovo soggetto politico che sarà lanciato in questi giorni da Mino Reitano. "Basta nostalgie, croci celtiche, inni al duce. E' venuta l'ora di maturare anche noi una cultura di governo e penso che l'uomo capace di guidarci in questa nuova affascinante sfida sia proprio Mino Reitano. Naturalmente conserveremo le nostre radici fasciste ma il nostro sarà un fascismo più sbarazzino, adatto al Terzo Millennio, un fascismo capace anche di parlare di gossip e non solo di difesa della razza.” Lo ha dichiarato in un intervista concessa al settimanale sud tirolese “Ein volk Ein Reich Ein Fuhrer”.

183. Chi di Crisi ferisce di Crisi perisce.

Aria di crisi nel più giovane ed innovativo dei partiti italiani: Giuseppe Scalera, esponente di spicco dei Liberaldemocratici di Lamberto Dini, pare non aver gradito la decisione del politico fiorentino di confluire nel Partito del Popolo delle Libertà di Berlusconi ed ai microfoni di Telemarket ha confidato “Non capisco la scelta del mio amico Lamberto Dini: proprio ora che con grande sforzo avevamo raggiunto una certa visibilità e si era quasi chiuso l'accordo con il centrodestra per poter esprimere noi liberaldemocratici il presidente della Provincia di Chieti si confluisce in un partito in cui potremmo solo essere spettatori e non attori protagonisti con le nostre istanze di cambiamento e di liberalismo di cui l'Italia in questo momento ha bisogno. Tremendo bisogno... Guardo con simpatia al progetto di Mino Reitano anche se aspetto di conoscere tutti i dettagli prima di poter eventualmente aderire.”

182. Reazioni dalla Sinistra più estremista.

Secondo alcune indiscrezioni Franco Turigliatto starebbe valutando l'ipotesi di aderire al nuovo soggetto politico di Mino Reitano. In una intervista con Telenorba il senatore di Torino ha dichiarato :"Mino Reitano è un uomo del popolo che sa cosa vuol dire la fatica ed il non arrivare alla fine del mese, non so ancora se sarà lui il candidato premier che Sinistra Critica sosterrà alle prossime elezioni ma di certo non sarà quel borghese con l'erre moscia di cui non voglio nemmeno fare il nome”.
La presa di posizione del senatore Turigliatto ha però fatto scattare la minoranza di Sinistra Critica che in un documento ha precisato che qualora Turigliatto appoggiasse Reitano essa darebbe subito atto ad una scissione dal movimento dando vita ad un nuovo movimento chiamato Critica da Sinistra a Sinistra Critica. Il principale esponente di Critica da Sinistra a Sinistra Critica, il consigliere circoscrizionale di Teramo Alfonso De Marchi, ha sostenuto che “Critica da Sinistra a Sinistra Critica non potrà mai e poi mai sostenere un uomo che ha fatto dell'inno nazionalista “Italia” il suo cavallo di battaglia." "Ma nemmeno uno con l'erre moscia." Ha subito precisato.

181. Prime Reazioni.

Nonostante debbano ancora essere chiariti i tempi ed i modi del suo ingresso nell'agone politico nazionale arrivano le prime reazioni all'annuncio della discesa in campo di Mino Reitano. Anche se i principali leader per ora taciono alcune significative prese di posizione arrivano da Tabacci “Riteniamo che nell'ottica del superamento del bipolarismo muscolare, qualunque cosa questa espressione che tanto io amo significhi, la candidatura di Mino Reitano possa rappresentare un segnale di rinnovamento della politica.” Cauto Di Pietro, che però non esclude accordi con l'uomo politico calabrese “Pur essendo un grande estimatore del Reitano cantante non mi spiego le ragioni ed i motivi di nuovi ingressi in politica proprio in un momento in cui sarebbero necessarie e financo fisiologiche alcune uscite. Ciononostante penso che Mino Reitano sia una risorsa per il paese e si possa, eventualmente, pensare ad accordi di tipo tecnico in particolare in quelle regioni dove Mino Reitano è più radicato come il mio Molise, il Cilento e l'Alta Valle del Sannio.” Sorpreso un grande amico di Mino Reitano, l'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella: “Ho parlato con lui non più tardi di tre giorni fa ma non ho ricevuto segnali di tal senso. Penso che Mino Reitano voglia occupare lo spazio del centro politicamente lasciato scoperto dopo il commissariamento del nostro partito da parte di una costola della Magistratura troppo orientata contro di noi. Colgo l'occasione comunque per precisare che io non ho niente contro tutti quei magistrati, e sono la stragrande maggioranza, che non compiono indagini sulla mia famiglia o il mio partito.”
Nelle prossime ore intanto è stata annunciata una conferenza stampa di Mino Reitano in cui verrà chiarito in che forma il cantante calabrese presenterà la sua candidatura al Popolo Italiano (partito, lista civica, assembramento sedizioso) e quali saranno le alleanze, i programmi ed il simbolo del nuovo soggetto politico.

180. Mino Reprise.

Con uno scarno comunicato di poche righe Mino Reitano ha annunciato alle Agenzie di Stampa la sua volontà di scendere in campo nelle prossime elezioni politiche che si terranno ad Aprile. Non sono stati resi noti per il momento altri particolari.
Il Sito dell'Ufficio Stampa non Ufficiale di Mino Reitano, immediatamente riunitosi in un Comitato di Redazione, ha deciso unanimemente di sostenere la candidatura del maestro e di seguire attivamente la campagna elettorale e la corsa di Mino Reitano a Palazzo Chigi.

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