IL SITO DELL'UFFICIO STAMPA NON UFFICIALE DI MINO REITANO.

mercoledì 13 febbraio 2008

190. On the Road Again.

MELFI - (dal nostro inviato) Melfi, città operaia, accoglie Mino Reitano come Mosca accolse Lenin di ritorno dall’esilio ginevrino. Festoni addobbano tutto il centro storico e l’arrivo di Mino è un arrivo in parata con la banda musicale di Policoro che apre il corteo che si snoda per tutto il centro abitato fino all’ingresso della fabbrica, fino ai cancelli della Fiat. Per l’occasione gli operai hanno indetto uno sciopero di quattro ore e occupato simbolicamente lo stabilimento. Aspettano qualcuno che dia loro una speranza, un orizzonte, un progetto in cui credere. Mino raccoglie la sfida e non delude, si impossessa del megafono che un vecchio operaio, ingobbito da anni ed anni di duro lavoro, gli porge e subito arringa la folla con un discorso nel quale propone l’interdizione giudiziaria coatta dei fratelli Elkann, la privatizzazione della Fiat ed il ricollocamento di tutte le maestranze operaie come bidelli nelle scuole dell’hinterland.
E’ un Mino Reitano propositivo, come sempre, che parla al cuore ma anche alla ragione degli operai e delle operaie e il suo discorso si articola su due delle questioni più dibattute in questi ultimi tempi: la sicurezza sui posti di lavoro ed i presunti favori arbitrali a vantaggio dell’Ambrosiana Inter. Per quanto riguarda la maggiore sicurezza sui posti di lavoro Mino promette una drastica inversione di rotta e una riduzione significativa degli incidenti sul lavoro, addirittura di un quinto. La proposta è geniale ed allo stesso tempo semplice, nello stile di Mino Reitano e del suo Mandarancio: facendo due conti oggi in Italia si contano circa 1200 morti sul posto di lavoro all’anno. Perchè succede questo? Perchè si lavora cinque giorni alla settimana. Se si riducessero a quattro i giorni lavorativi all’interno della settimana le morti sul lavoro diminuirebbero, come d’incanto, di un quinto. Da 1200 a poco meno di mille. In questo modo ci allineeremo tranquillamente a quello che è lo standard europeo in materia di media morti sul posto di lavoro” senza spendere un solo euro in più in barbosi corsi sulla 626 e senza far spendere ai padroni inutili soldi in attrezzature anti-infortunistiche.
Gli operai applaudono, commossi: finalmente qualcuno che realmente si occupa delle loro angosce con proposte serie e concrete e non con generiche promesse di maggiori ispezioni nei posti di lavoro. Son bravi tutti a promettere maggiori ispezioni nei posti di lavoro.
Girolamo S. (nome di fantasia) ha 63 anni, 35 dei quali passati in fabbrica. Gli occhi luccicano di nuovo di entusiasmo, come ai tempi di Enrico Berlinguer, dice, come ai tempi di Giancarlo Pajetta. Con sicurezza ed un pizzico di malinconia afferma: “Ho votato per il Pci, per il Pds, per i Ds, per l’Ulivo, per l’Asinello, ma ora basta mi sono rotto le scatole di essere preso per i fondelli da Lorsignori, stavolta voto il Mandarancio”. Marisa C., anche lei operaia, ha 43 anni e sembra un fiume in piena, per il Mandarancio ha rinunciato ad un sicuro avvenire nel Partito del Popolo delle Libertà “Io sono una di quelle che ha creduto in Berlusconi, mi sono anche iscritta ad uno dei Circoli della Libertà ed ho fatto rapidamente una certa carriera: in due mesi sono diventata vice-responsabile territoriale agli Enti Locali del Circolo delle Libertà di Rionero in Vulture ma ora dico basta, ora il cavaliere si allea con Fini e scarica noi sostenitori della prima ora: non è giusto, non si fa così ... Io non arrivo alla fine del mese. Stavolta voto il Mandarancio perchè è l’unico partito che propone un alternativa alla status quo.”
Ma Mino Reitano non si limita certo a parlare del pur importante tema della sicurezza sul posto del lavoro. Attacca duro su un tema scomodo: i presunti favori arbitrali a favore dell’Ambrosiana Inter. Premette che a lui l’Inter sta simpatica. Ma la simpatia non può foderare di prosciutto gli occhi. “Il gol di Cambiasso era in fuorigioco: ho le prove. La supermoviola di Aldo Biscardi ha certificato l’errore dell’arbitro. Collina deve dimettersi.” Persino un ragazzo con la sciarpa dei neroazzurri annuisce. Solo un gruppo di facinorosi, probabilmente prezzolati, protesta a margine del palco. Ma Mino va avanti e promette una commissione parlamentare d’inchiesta che verifichi eventuali irregolarità dei milanesi. “La presidenza della commissione sarà affidata a persone al di sopra di ogni sospetto come Carlo Pellegatti o Paolo Brosio.”
Il sole, quello dell’avvenire, comincia a calare su Melfi, città operaia. Si ripiegano le bandiere del Mandarancio, si formano capannelli di operaie ed operai che discuttono sui temi del comizio, si canticchia l’inno del Mandarancio e si fischietta l’Internazionale scambiandosi pareri su questo e su quello. Solo un uomo ha già messo in moto il motore del suo trattore. Solo un uomo ha lo sguardo fuggente. Solo un uomo sta già pensando alla prossima tappa, al prossimo discorso, alla prossima folla a cui donare il fiore raro ed incolto della speranza. Quell’uomo è Mino Reitano e la prossima tappa del lungo viaggio elettorale è una delle città più belle e ricche di capolavori artistici di tutta Italia: Foggia.

P.s. "serio": Mi hanno segnalato che Mino non sta benissimo di salute, questo sito non vuole prendere in giro Mino Reitano ma tutto il resto. Forza Mino.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' vero, è tutto il resto che è desolatamente surreale.

Forza Mino.

Cloroalclero ha detto...

mi state sul culo. Seguo con fervore le vicissitudini di Mino e voi non mi mettete manco il link (mentre io del glorioso blog di Mino sono amica da mesi)
:-(
cià

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